In quasi 100 anni di premio Oscar sono state solo 7, in tutto, le registe candidate. Nel 2021 in corsa per la statuetta ci sono Chloé Zhao per “Nomadland” ed Emerald Fennell per “Una donna promettente”. “Nomadland” arriva al rush per gli Academy Awards già carico di riconoscimenti: l’adattamento del libro della giornalista Jessica Bruder, con protagonista Frances McDormand, ha vinto il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia 2020 e il Golden Globe per il miglior film drammatico e per miglior regista. Iter simile lo ha il premiatissimo “Una donna promettente”, che addirittura vede alla macchina da presa una regista esordiente, ha come protagonista Carey Mulligan -anche produttrice esecutiva- ed è stato realizzato dalla casa di produzione di Margot Robbie.
In principio, però, fu Lina Wertmüller ad abbattere il soffitto di cristallo: e Hollywood ne ha riconosciuto il talento assegnandole anche un Oscar alla carriera (il Governor Award) un paio di anni fa. La motivazione: “Per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa”.
Lina (92 anni, nome completo Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich) è nel Guinness dei Primati per essere stata la prima donna candidata nella categoria Miglior regista. Era il 1977 e il film era “Pasqualino Settebellezze”. All’epoca i film della regista romana erano pubblicizzati, negli States, come quelli di una versione al femminile di Fellini, negli anni in cui Federico era senza dubbio l’italiano più famoso in America. Lina ha anche una stella sulla Walk of Fame in Sunset Boulevard, che (pare per vie del tutto casuali) brilla accanto a quella di Ennio Morricone, che per lei compose le musiche del film d’esordio “I basilischi”.
Una quarantina di film in carriera, in un’industria prevalentemente maschile, e senza il supporto degli studios: un percorso professionale che l’ha portata a spaziare in ambiti diversi, avendo ben chiaro –sempre- l’intento di seguire la propria passione, come fece a 17 anni iscrivendosi a Roma ad un corso di regia. Animatrice di burattini, esperta nello spettacolo musicale, nel 1969 è autrice della prima edizione di “Canzonissima”, e dirige poi adattamenti per la tv come “Il giornalino di Gianburrasca” e “Rita la zanzara”. Chiama a lavorare per la televisione attori come Ivo Garrani, Franca Valeri, Giulietta Masina, Paolo Panelli e si avvale delle scenografie di Piero Tosi e delle musiche di Nino Rota.
La Wertmüller fu anche autrice del testo -su musica di Nino Rota- della famosa sigla “Viva la pappa col pomodoro”. Ha scritto anche altre canzoni, e non solo per i propri film: tra queste “Cambierà”, su musiche di Riz Ortolani, “Il geghegè”, su musiche di Bruno Canfora, “Questo nostro amore” su musiche di Luis Bacalov.
Nel 1972 dirige “Mimì metallurgico ferito nell’onore”, affresco dell’Italia del Sud, in cui il suo attore-feticcio Giancarlo Giannini interpreta un giovane siciliano emigrato a Torino, e impone sul grande schermo una coppia di grande successo, in cui a Giannini viene affiancata la milanese Mariangela Melato. Nel 1976 con “Pasqualino Settebellezze” (che è, ovviamente, Giannini) raggiunge il successo internazionale e conquista il mercato americano ottenendo 4 nominations (migliore regia, miglior film straniero, miglior sceneggiatura, miglior attore protagonista).
Wertmüller ha lavorato anche con un’altra icona italiana, Sophia Loren, che ha diretto nel 1978 nel film “Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici” con Mastroianni: anche questo è finito nel Guinness dei Primati, per il titolo più lungo del mondo (il titolo originale è “Un fatto di sangue nel comune di Siculiana fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici. Amore-Morte-Shimmy. Lugano belle. Tarantelle. Tarallucci e vino”. Negli Stati Uniti il film fu semplicemente intitolato “Revenge”.