Prosegue la nostra rubrica Fare Cinema e Industria che ricorda i professionisti dell’industria della settima arte. Protagonista del nuovo articolo è Thelma Schoonmaker.
L’hanno definita “the Queen of the Cutting Room”, la regina della sala di montaggio, e il titolo non è certo usurpato.
Thelma Schoonmaker, classe 1940, incontrò Martin Scorsese che erano entrambi ragazzi, studenti alla New York University. Lei aveva fatto qualche esperienza lavorativa in televisione e aiutò l’amico, che stava studiando regia e stava preparando il film “Chi sta bussando alla mia porta” come tesi di laurea. Da allora, professionalmente parlando, non si sono più lasciati.
Come spesso accade, la strada è stata tortuosa. Nata in Algeria, cresciuta ad Aruba, quando rientrò negli USA nel 1955 si iscrisse alla Cornell University, studiò scienze politiche e lingua russa e si affacciò alla carriera diplomatica facendo concorsi per entrare nella pubblica amministrazione statunitense. Ma le sue idee – assai poco diplomatiche – sull’apartheid fecero sì che una commissione le sconsigliasse quella via. Si iscrisse allora ad un corso di cinema, e il resto è storia.
Thelma ha vinto una miriade di premi, tra cui tre Oscar (per “Toro Scatenato”, “The Aviator”, “The Departed”) e un Leone d’Oro alla carriera a Venezia nel 2014, primo caso negli annali della Mostra in cui il riconoscimento venne assegnato ad un montatore.
Chissà se Schoonmaker è d’accordo con l’assunto di Pudovkin, teorico del cinema, che dice che “la base dell’arte filmica è il montaggio”: lei comunque fa proprio storia a sé, perché i successi di Scorsese sono anche i suoi e il suo montaggio è alla stregua di un lavoro da autore. Dal 1980 c’è lei a dire al regista italoamericano cosa tenere e cosa buttare di tutto il materiale girato.
Dice che per fare un buon film “la cosa più importante è la pazienza. Il montaggio è una cosa estremamente difficile, richiede molto tempo e devi ripetere il lavoro più volte. Ci vuole disciplina. Ci vuole senso del ritmo. La struttura deve avere un suo flusso, una sua andatura. Ed è una grande responsabilità, perché un montaggio fatto male può rovinare la performance di un attore”.
A lavorare con l’amico si sente ormai tranquilla. “Posso essere sicura che alla guida della nave c’è un capitano forte: Martin è capace di parlare con gli attori, li rispetta, li nutre, sussurra al loro orecchio, cerca di creare per loro un ambiente confortevole.”
Tra i capolavori di Schoonmaker ci sono “The Goodfellas”, con un montaggio rapido, che doveva simboleggiare la vita del personaggio e la sua discesa nella cocaina, estremamente innovativo (e copiatissimo) e “L’età dell’innocenza”, in cui al contrario tutto fu reso più lento, per rendere l’atmosfera di rigidità e di chiusura che permeava la società dell’Ottocento.
Scorsese è stato anche il “cupido” che le presentò Michael Powell, regista inglese (“Scarpette rosse” nel 1948, “Peeping Tom-L’occhio che uccide” nel 1960) verso cui Martin provava una sorta di venerazione e che Thelma sposò nel 1984.